“...Non è per una geisha desiderare. Non è per una geisha provare sentimenti. La geisha è un'artista del mondo, che fluttua, danza, canta, vi intrattiene. Tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è segreto.”
Ho appena finito di leggere questo bel romanzo "Memorie di una geisha" e devo dire che è stato molto interessante. Prima di adesso non conoscevo esattamente cosa si intendesse con questo termine e quel poco che sapevo mi aveva spinto verso un'idea del tutto distorta rispetto alla realtà .
Così voglio iniziare proprio dall'etimologia del nome che rende già di per sé molto chiaro il valore di queste donne: il termine geisha è formato da due kanji (caratteri cinesi usati nella scrittura giapponese) sha = persona e gei = arte, dunque una persona esperta delle arti del canto, della danza e delle buone maniere. Ormai tale figura è considerata esclusivamente femminile, ma un tempo (XVII secolo) erano soprattutto gli uomini (taikomochi) ad essere chiamati in tal modo e ad intrattenere la gente grazie alle loro capacità .
Questo, però, non deve indurre a credere che la figura della geisha sia assimilabile ad una prostituta, come più volte accade nel sentire parlare di queste donne giapponesi. La realtà è ben diversa, come dunque Arthur Golden ha ben sottolineato nel suo romanzo.
La storia si concentra sulla vita disagiata di una ragazzina di nome Chiyo, che all'età di soli 9 anni viene strappata alla famiglia, insieme alla sorella, per essere portata nella città di Gion in un'okiya (una casa per geishe), a differenza della sorella che sarà destinata a diventare una prostituta finché non si darà alla fuga. Dapprima l'esistenza della giovane sarà tormentata dalla terribile Hatsumomo, unica geisha dell'okiya Nitta, che non esitava a trovare ogni mezzo per liberarsi di ogni qualsiasi rivale. E proprio a causa di questa donna, Chiyo sembra essere destinata a rimanere una serva per il resto della vita. Ma l'incontro con un uomo, il "Presidente", le dona lo spirito giusto per prendere la propria vita seriamente nelle proprie mani e provare in tutti i modi a completare il suo apprendistato.
Grazie all'aiuto di un'altra famosa geisha di Gion, Mameha, la ragazzina acquisterà sempre più fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità fino a diventare una geisha di successo, assumendo il nome di Sayuri. All'arrivo della Guerra, però, sembra non esserci più spazio per le geishe e così ancora una volta il cammino di Sayuri verrà deviato con inaspettati sviluppi alla fine della vicenda.
La vita di Chiyo è continuamente colpita da imprevisti che spesso diventano difficoltà apparentemente insormontabili, ma queste sono le parole che l'ormai saggia Sayuri narratrice esprime in proposito:
"Le avversità assomigliano a un forte vento, che non soltanto ci tiene lontani dai luoghi in cui altrimenti saremmo potuti andare, ma ci strappa anche di dosso tutto il superfluo cosicché in seguito ci vediamo come realmente siamo, e non come ci piacerebbe essere."
E' così dunque che Chiyo riesce ad accettare la vita che il destino ha predisposto per lei e a sfruttarla al meglio per trarne la propria felicità , data dalla possibilità di partecipare a quante più feste possibili per poter incontrare il Presidente.
Emerge, spesso l'idea del destino in questa romanzo, ed è sempre intesa nel senso della ineluttabilità , dell'impossibilità di tirarsene fuori: come quando Chiyo tenta di fuggire da Gion insieme alla sorella invano o quando si rende conto che il Presidente è parte del suo destino da molto tempo. E così, anche quando qualcosa devia il precedente percorso della sua vita, Sayuri si rende conto che è sempre il destino ad aver progettando questo per un fine che deve ancora rivelarsi:
"Conduciamo la nostra esistenza come acqua che scende lungo una collina, andando più o meno in un'unica direzione finché non urtiamo contro qualcosa che ci costringe a trovare un nuovo corso"
Ciò che mi ha affascinato molto è la lunga serie di cure che una geisha deve avere per presentarsi come una donna esteticamente bella e attraente, ma al contempo forte di spirito da saper intrattenere un uomo: il trucco del viso è caratterizzato da un pesante cerone bianco, lunga linea di eyeliner nero e bocca segnata da un rosso molto acceso; i capelli sono tenuti sempre legati con acconciature particolarmente elaborate e variabili in base alle diverse fasi di apprendistato; devono sempre indossare dei kimono di colori tenui e sempre legati alla stagione di riferimento, evitando, dunque, qualsiasi tono acceso che possa farle scambiare per una prostituta; deve sempre curare le proprie mani con creme per mantenerle morbide; la sua figura deve essere sempre snella per conferire sensualità e leggiadria al proprio corpo.
Lo scrittore Arthur Golden sostiene che il suo romanzo si frutto di immaginazione, sebbene abbia ricevuto notevoli informazioni sulla vita delle geishe degli anni 30 e 40 da diverse ricerche e dalle rivelazioni di una nota geisha Mineko Iwasaki. Più volte lo scrittore menziona la donna tra i suoi ringraziamenti e nelle varie interviste, infrangendo, secondo quanto si dice, il patto stabilito con la geisha di non rivelare il suo nome, dal momento che il mondo a cui lei era legata è un mondo che deve essere celato nel mistero e nel silenzio. Ma proprio Mineko l'anno scorso ha pubblicato un romanzo, che è piuttosto un diario, dove racconta la propria biografia forse nel tentativo di smentire alcune grosse imperfezioni di Golden: a parer suo tra le righe del romanzo emerge più che altro la figura di una geisha come prostituta, soprattutto nella descrizione della perdita della verginità di Sayuri come fosse una vendita all'asta del corpo della ragazzina.
A questo punto sono davvero curiosa di leggere le pagine scritte dalla vera geisha per capire fin dove gli errori dello scrittore si sono spinti...e sarà un'altra rivelazione :)
Se non lo sapete già del libro esiste anche un film uscito nel 2005...io ancora non l'ho visto, ma lo farò presto e magari vi farò conoscere le mie impressioni soprattutto mettendolo a confronto con il romanzo.
Eccovi il trailer
Buona lettura e buona visione :) :*
Ho appena finito di leggere questo bel romanzo "Memorie di una geisha" e devo dire che è stato molto interessante. Prima di adesso non conoscevo esattamente cosa si intendesse con questo termine e quel poco che sapevo mi aveva spinto verso un'idea del tutto distorta rispetto alla realtà .
Così voglio iniziare proprio dall'etimologia del nome che rende già di per sé molto chiaro il valore di queste donne: il termine geisha è formato da due kanji (caratteri cinesi usati nella scrittura giapponese) sha = persona e gei = arte, dunque una persona esperta delle arti del canto, della danza e delle buone maniere. Ormai tale figura è considerata esclusivamente femminile, ma un tempo (XVII secolo) erano soprattutto gli uomini (taikomochi) ad essere chiamati in tal modo e ad intrattenere la gente grazie alle loro capacità .
Questo, però, non deve indurre a credere che la figura della geisha sia assimilabile ad una prostituta, come più volte accade nel sentire parlare di queste donne giapponesi. La realtà è ben diversa, come dunque Arthur Golden ha ben sottolineato nel suo romanzo.
La storia si concentra sulla vita disagiata di una ragazzina di nome Chiyo, che all'età di soli 9 anni viene strappata alla famiglia, insieme alla sorella, per essere portata nella città di Gion in un'okiya (una casa per geishe), a differenza della sorella che sarà destinata a diventare una prostituta finché non si darà alla fuga. Dapprima l'esistenza della giovane sarà tormentata dalla terribile Hatsumomo, unica geisha dell'okiya Nitta, che non esitava a trovare ogni mezzo per liberarsi di ogni qualsiasi rivale. E proprio a causa di questa donna, Chiyo sembra essere destinata a rimanere una serva per il resto della vita. Ma l'incontro con un uomo, il "Presidente", le dona lo spirito giusto per prendere la propria vita seriamente nelle proprie mani e provare in tutti i modi a completare il suo apprendistato.
Grazie all'aiuto di un'altra famosa geisha di Gion, Mameha, la ragazzina acquisterà sempre più fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità fino a diventare una geisha di successo, assumendo il nome di Sayuri. All'arrivo della Guerra, però, sembra non esserci più spazio per le geishe e così ancora una volta il cammino di Sayuri verrà deviato con inaspettati sviluppi alla fine della vicenda.
La vita di Chiyo è continuamente colpita da imprevisti che spesso diventano difficoltà apparentemente insormontabili, ma queste sono le parole che l'ormai saggia Sayuri narratrice esprime in proposito:
"Le avversità assomigliano a un forte vento, che non soltanto ci tiene lontani dai luoghi in cui altrimenti saremmo potuti andare, ma ci strappa anche di dosso tutto il superfluo cosicché in seguito ci vediamo come realmente siamo, e non come ci piacerebbe essere."
E' così dunque che Chiyo riesce ad accettare la vita che il destino ha predisposto per lei e a sfruttarla al meglio per trarne la propria felicità , data dalla possibilità di partecipare a quante più feste possibili per poter incontrare il Presidente.
Emerge, spesso l'idea del destino in questa romanzo, ed è sempre intesa nel senso della ineluttabilità , dell'impossibilità di tirarsene fuori: come quando Chiyo tenta di fuggire da Gion insieme alla sorella invano o quando si rende conto che il Presidente è parte del suo destino da molto tempo. E così, anche quando qualcosa devia il precedente percorso della sua vita, Sayuri si rende conto che è sempre il destino ad aver progettando questo per un fine che deve ancora rivelarsi:
"Conduciamo la nostra esistenza come acqua che scende lungo una collina, andando più o meno in un'unica direzione finché non urtiamo contro qualcosa che ci costringe a trovare un nuovo corso"
Ciò che mi ha affascinato molto è la lunga serie di cure che una geisha deve avere per presentarsi come una donna esteticamente bella e attraente, ma al contempo forte di spirito da saper intrattenere un uomo: il trucco del viso è caratterizzato da un pesante cerone bianco, lunga linea di eyeliner nero e bocca segnata da un rosso molto acceso; i capelli sono tenuti sempre legati con acconciature particolarmente elaborate e variabili in base alle diverse fasi di apprendistato; devono sempre indossare dei kimono di colori tenui e sempre legati alla stagione di riferimento, evitando, dunque, qualsiasi tono acceso che possa farle scambiare per una prostituta; deve sempre curare le proprie mani con creme per mantenerle morbide; la sua figura deve essere sempre snella per conferire sensualità e leggiadria al proprio corpo.
Lo scrittore Arthur Golden sostiene che il suo romanzo si frutto di immaginazione, sebbene abbia ricevuto notevoli informazioni sulla vita delle geishe degli anni 30 e 40 da diverse ricerche e dalle rivelazioni di una nota geisha Mineko Iwasaki. Più volte lo scrittore menziona la donna tra i suoi ringraziamenti e nelle varie interviste, infrangendo, secondo quanto si dice, il patto stabilito con la geisha di non rivelare il suo nome, dal momento che il mondo a cui lei era legata è un mondo che deve essere celato nel mistero e nel silenzio. Ma proprio Mineko l'anno scorso ha pubblicato un romanzo, che è piuttosto un diario, dove racconta la propria biografia forse nel tentativo di smentire alcune grosse imperfezioni di Golden: a parer suo tra le righe del romanzo emerge più che altro la figura di una geisha come prostituta, soprattutto nella descrizione della perdita della verginità di Sayuri come fosse una vendita all'asta del corpo della ragazzina.
A questo punto sono davvero curiosa di leggere le pagine scritte dalla vera geisha per capire fin dove gli errori dello scrittore si sono spinti...e sarà un'altra rivelazione :)
Se non lo sapete già del libro esiste anche un film uscito nel 2005...io ancora non l'ho visto, ma lo farò presto e magari vi farò conoscere le mie impressioni soprattutto mettendolo a confronto con il romanzo.
Eccovi il trailer
Se fino ad ora non conoscevate né l'uno né l'altro prendetevi un po' di tempo per farlo!!
Buona lettura e buona visione :) :*
La Blu