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La ragazza delle arance

15:02

  [...] prova a immaginarti questo mondo prima che la modernità lo assillasse con le leggi della natura, le teorie dell'evoluzione, gli atomi, [...]. Parlo di quel tempo in cui l'uomo era un uomo, dunque un essere umano intero e grandioso, né più né meno. Allora il mondo non era altro che una favola scintillante.[...] Guarda il mondo, Georg, guarda il mondo prima di assimilare troppa fisica e chimica. [...] Non venire a dirmi che la natura non è una meraviglia. Non venire a dirmi che il mondo non è una favola. Coloro che non l'hanno capito ci arriveranno forse quando la favola starà per finire.

Qual è il segreto del mondo e dell'universo? Qual è il reale motivo per cui noi siamo solo anime di passaggio su questa terra? Qual è il segreto della natura e della sua ciclicità? Sono alcune delle domande che giorno dopo giorno scienziati e gente comune si pongono cercando nuove risposte, perdendosi nel frattempo l'unica cosa davvero importante: la vita!


Questo è l'insegnamento principale che emerge dal romanzo La ragazza delle arance di Jostein Gaarder, che si snoda tra le righe di una lunga lettera, l'ultima lettera che il padre di Georg è in grado di lasciargli prima di morire




Il giovane Georg ha appena quindici anni, quando viene trovata in casa una lettera che suo padre gli ha lasciato prima di morire. Chiuso in camera l'adolescente legge con avidità le ultime parole che il padre ha voluto lasciargli: è la storia del suo incontro con la misteriosa "ragazza delle arance". Questa donna, la sua continua ricerca di lei e il telescopio spaziale Hubble saranno il filo conduttore del racconto. Tante domande vengono poste al giovane Georg e le parole del padre saranno fondamentali per lui.


Il padre di Georg nel romanzo non è presente in prima persona, ma la sua voce riecheggia tra le righe della lunga lettera al figlio: scoprire di avere una malattia lo pone nella condizione di non poter più avere suo figlio, sua moglie, la sua vita. Lo incita a pensare cosa sarebbe stato se avesse fatto scelte diverse e pone le stesse domande al figlio rimproverandosi quasi di essere stato la causa della venuta al mondo di lui.

    <<Cosa avresti scelto, Georg, se ci fosse dunque stata una potenza superiore che ti avesse lasciato questa scelta. In questo ruolo, nella grande e misteriosa favola, possiamo forse immaginarci una fata cosmica. Avresti scelto di vivere un giorno una vita sulla terra, breve o lunga, dopo centomila o cento milioni di anni? [...] Oppure avresti rifiutato di partecipare a questo gioco perché non accettavi le regole?>>

Il racconto e gli interrogativi che il padre Jan Olav pone a Georg, in realtà, saranno l'unico e ultimo espediente che egli avrà a disposizione per essere padre anche a distanza: per insegnare al figlio come vivere la vita, per insegnare al figlio come vivere. Allo stesso tempo, però, è un uomo in cerca di risposte che solo il figlio può dargli.

    Georg! Ho un'ultima domanda: posso essere sicuro che non c'è un'altra esistenza dopo questa? [...] Io non ci credo, proprio no. Ma sognare qualcosa di improbabile ha un proprio nome. Lo chiamiamo speranza.

Per quanto la figura del padre sia assente dal romanzo, emerge su ogni pagina molto chiaramente e in maniera evanescente, diventandone il vero protagonista. Si sente tutta la sua amarezza e tutta la sua solitudine, il rimpianto di non poter essere lì con la sua famiglia parlando a suo figlio che verrà quando sarà cresciuto.

    Ho cercato molte volte di pensare al futuro, ma non riesco a immaginarmi neanche lontanamente come vivi ora. So soltanto chi eri. Non so neppure quanti anni hai, ora che stai leggendo questa lettera. [...] La verità è che mi sento già come un fantasma, e devo respirare a fondo ogni volta che ci penso. Comincio a capire perché i fantasmi spesso gemano e ansimino da fare tanta paura. Non è per spaventare i loro successori. È solo perché soffrono indicibilmente a respirare in un'epoca che non è la loro.

Che dire ancora? Questo libro mi ha emozionato, mi sembrava una storia strana inizialmente, non ne capivo il significato. Ma quando sono entrata nel cuore del racconto, la voce di Jan Olav mi ha spinta a voler sapere sempre di più, a conoscere fino in fondo la sua storia di gioia, innamoramento, di intense relazioni familiari, di dolore e sofferenza.

Si tratta certamente di una storia molto triste, come quelle che, purtroppo, oggi ci circondano sempre più. Ma ci aiuta a crescere, a crescere come il piccolo Georg che ha imparato dal padre cos'è la vita e ha fatto la sua scelta sull'interrogativo che gli era stato posto: la vita, anche se breve, ci dona emozioni uniche che vale la pena provare!


Consiglio davvero questo bellissimo romanzo: potrebbe sembrare una piacevole e spensierata lettura, ma è ricca di spunti che faranno riflettere ognuno di voi!


Leggetelo! ;)

                                                                                                        La Blu

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4 commenti

  1. La trama è molto interessante . Anch'io come il piccolo George ho perso mio padre da piccola , e comprendo bene la situazione . I gravi problemi che si presentano sulla nostra strada della vita ci aiutano a crescere e ad ampliare i nostri orizzonti. Lo leggerò certamente . Un saluto, Daniela.

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  2. Molto interessante questo libro, leggendo le parole che hai scritto mi hai molto coinvolta, credo lo leggerò anche io, grazie della recensione

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  3. Apprna termino il libro sul Buddismo andró alla ricerca di questo!

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  4. mi hai incuriosito, voglio leggere questo libro
    Alessandra

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